Róbert Winkler (Budapest, 16 maggio 1900 – Como, 16 ottobre 1971) è stato un allenatore di calcio e calciatore ungherese, di ruolo centrocampista e portiere.
In una scatola di latta ci sono centinaia di fotografie dei nonni, tutta la loro vita prima di me e con me. Le foto di quando ero piccola le ricordo tutte e sono a colori.
Le foto in bianco e nero sono bellissime, e mi hanno detto tante cose di cui poco o nulla sapevo.
Oggi capisco che il nonno Roby ha avuto una vita pazzesca.
Dopo la rivoluzione ungherese del 1919, era fuggito da Budapest insieme a un suo fratello Josef, attraversando il Danubio a nuoto…
Il fratello riuscì ad entrare in Svizzera e diventò allenatore del Zurigo, lui restò in Italia.
Negli anni ’40 si sposò con un’italiana, nacque una figlia e, poco dopo, tutti e tre restarono sotto le macerie di un bombardamento a Modena. Si salvò solo lui che fu catturato dai tedeschi e deportato a Monte Cassino, dove lo costrinsero fare l’interprete.
Dopo la seconda Guerra Mondiale conobbe nonna Paola a Como, era cronista sportiva del quotidiano locale. Si risposò.
Seguì una buona vita, piena di tutto, ma iniziò a soffrire di disturbi cardiaci che compromisero la sua carriera. Tre infarti, sempre curati a casa, in Valle Intelvi, mezza montagna ,800 metri, a trenta chilometri da Como e da Lugano. La casa, dove sono cresciuta con lui, era un piccolo albergo con ristorante noto per le specialità ungheresi.
Ascoltava le partite da una radiolina a transistor, guardava La Domenica Sportiva, giocava due colonne di schedina, leggeva La Gazzetta dello Sport e Tuttosport. Non ha mai tifato per una squadra in particolare, fatta eccezione per la nazionale ungherese, dove da giovane aveva giocato una sola partita.
Diceva sempre di tenere per i migliori e lo diceva anche ai molti bambini e ragazzi che allenava in paese, con affetto e rigore.
Non è più tornato in Ungheria ed è rimasto apolide per tutta la vita.
I suoi familiari, rimasti a Budapest, avevano dovuto anche cambiare cognome per non avere troppi problemi con il nuovo governo.
Il nonno Roby, che io chiamavo nonno Cioppe, era un uomo di bontà infinita, parlava e scriveva sei lingue correttamente ma non ha mai voluto studiare l’inglese. Mi diceva sempre che gli inglesi in guerra, erano stati anche peggio dei tedeschi, perché hanno lasciato che le deportazioni e lo sterminio succedessero.
Paola Zanotta
Massimo Bernardi
Une belle histoire ❤