Villadose, 6 marzo 1946 – Rovigo, 2 maggio 2020
“Mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa…”, così recita una famosa canzone di F. De Gregori.
Mio padre è stato marinaio solamente due anni durante il servizio di leva ma, nel suo cuore lo è rimasto per tutta la vita. Lo inorgogliva molto e non mancava mai di raccontare le innumerevoli esperienze e avventure vissute nel Battaglione San Marco, dei luoghi visitati e delle persone incontrate, conosciute.
La sua prima esperienza fuori dal paesino agricolo dov’era nato e aveva vissuto fino ad allora.
Bambino vivace, un po’ monello, il padre lo iscrisse in Seminario dove frequentò le scuole medie. Le regole severe gli insegnarono il rigore, la correttezza ed il rispetto verso il prossimo. Mancò però la vocazione e come spesso si divertiva a dire lui, rimase un Cardinale in pectore mancato.
Allo studio, anche se ne aveva tutte le capacità, preferì il lavoro. Divenne operaio alla Montedison di Ferrara dove si fece apprezzare da colleghi e superiori grazie al suo carattere solare e alle sue grandi doti manuali e inventive. In base alle necessità diventava elettricista, falegname, meccanico, idraulico.
Giunto alla pensione, sua seconda nascita come affermava spesso, iniziò a frequentare il Centro Anziani del suo paese ed in breve tempo entrò a far parte del Direttivo. Anni in cui organizzò gite, concerti, cene e feste per allietare le giornate dei soci, che tanto si divertivano e lo cercavano per farsi narrare qualche sua storia.
Altra sua grande dote era infatti il saper raccontare storie vere come fossero eventi di fantasia e viceversa. Un dono questo che sapeva condividere. Con una barzelletta o un aneddoto, raccontati come sapeva fare lui, ti cambiava la prospettiva, alleggeriva la situazione con simpatia, regalando sorrisi.
Diversi suoi racconti di memorie, favole e poesie, spronato da un’amica, li aveva messi per iscritto e così, dopo la sua scomparsa, per ricordarlo, sono stati raccolti e illustrati in un piccolo libro.
E come padre? Come padre era il MIO PAPÀ e nessuno come lui. Il papà delle nostre gite del sabato pomeriggio con pizzata finale solo noi due; il papà che già dal primo mattino con ancora gli occhi gonfi di sonno ti metteva allegria; il papà delle gite in auto a zonzo per le strade a suonare il clacson e a salutare con la mano le persone sconosciute che incrociavamo, per vedere la loro reazione, fantasticando su cosa avrebbero pensato; il papà sempre presente; il papà che si definiva mio amico ma “lasciami ogni tanto fare la parte del genitore”; il papà che non c’è più ma è presenza viva ogni giorno nel mio cuore.
Marilena Alessio
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